GIORNO 2
Pompei
“Molte sciagure sono accadute nel mondo, ma poche hanno procurato altrettanta gioia alla posterità’.”
Il sabato decidiamo di visitare Pompei, definito il sito archeologico più famoso al mondo, e finalmente ho potuto capire il perché. Nonostante lo stato conservativo di varie zone sia del tutto discutibile, l’eruzione del 79d.C. ha permesso che, 2000 anni dopo, potessimo avere ancora l’occasione di passeggiare tra le vie di una città romana ed entrare in Domus affrescate, piscine termali, palestre, templi e perfino bordelli!
Come arrivare da Napoli: Le rovine sono raggiungibili con vari mezzi, le indicazioni in internet lasciano un po’ a desiderare quindi abbiamo preferito chiedere consiglio ad un barista del tutto disinteressato, e finalmente siamo arrivati ad avere un vincitore: la “Circumvesuviana”!! la linea ferroviaria permette di raggiungere Pompei dalla Stazione Centrale di Napoli in circa 40 minuti con un prezzo decisamente accessibile (2.80€ a tratta).
Costo: Il costo del biglietto d’ingresso al singolo sito archeologico di Pompei è di 15€. Consiglio di noleggiare almeno un’audioguida che aiuti nella visita e nella comprensione del sito (costo 6€).
Tempo di visita: Per visitarla consiglio di preventivare almeno 6 ore così da poter dedicare più tempo agli edifici che piacciono o incuriosiscono maggiormente.
Partire attrezzati: Caldamente suggerite sono
- scarpe comode che permettano di camminare su un terreno che non è uniforme
- cappello se la giornata è soleggiata
- bottiglie d’acqua che potrete riempire nuovamente nelle varie fontane poste lungo le vie principali
- pranzo a sacco: all’interno del sito c’è solamente un ristorante dov’è possibile trovare piatti pronti, panini, tranci di pizza e bar ma durante le ore centrali è preso d’assalto e le code sono interminabili.
Cosa vedere: Qui sotto potete trovare l’elenco delle strutture a mio avviso più belle (tra parentesi sono riportate le aree in cui si trovano e cliccando sull’immagine verrete indirizzati al sito ufficiale degli scavi di Pompei).
Le “statue”
All’interno dell’orto dei fuggiaschi è possibile “ammirare” quelle che a prima vista sembrano delle statue dei cittadini di Pompei uccisi dall’eruzione e sotterrati da lava e lapilli. La maggior parte delle persone è disposta in posizione fetale, un uomo si trova in posa di preghiera, una famiglia cerca di proteggere i figli piccoli, vi è addirittura il calco di un cane legato con un guinzaglio alla catena.
Ma come sono nate queste statue? Durante gli scavi, a metà del 1800 gli operai si accorsero che vi erano delle cavità contenenti all’interno delle ossa, il direttore dei lavori, Giuseppe Fiorelli, intuendo di cosa si poteva trattare, bloccò i lavori e fece riempire le cavità con del gesso liquido. Quindi si, avete capito bene, si tratta dei calchi dei veri cadaveri dei pompeiani. L’aver ricreato i corpi dei defunti inglobandone anche le ossa ci ha permesso di capire che la maggior parte dei cittadini morì schiacciato da crolli dei tetti o a causa dei gas tossici che ormai ricoprivano la città. Con lo studio dei teschi e delle arcate dentarie si è potuto approfondire lo stato di salute degli allora pompeiani e, addirittura, si è scoperto che la loro alimentazione era molto equilibrata, ricca di frutta e verdura e povera di zuccheri semplici, quindi, niente carie e niente dentisti per loro! Per quanto possa essere istruttivo, davanti ad uno “spettacolo” del genere non si può non fermarsi a riflettere sulla potenza della natura che in 48 ore ha seppellito un’intera città e ucciso più di 1500 persone. Pensate che si stima che il Vesuvio, prima del 79 d. C. fosse alto 3000 mt, l’esplosione ha portato alla distruzione della vetta e creato l’attuale caldera e due nuove cime, la cui altezza massima è di 1281 mt.
Per tornare ad un’atmosfera più leggera destreggiatevi a scovare i vari affreschi e i mosaici che ornano tutt’ora i pavimenti e i muri nelle varie case. La guida vi permetterà anche di ricostruire le abitudini di vita dell’epoca guidandovi tra le varie taverne della città (se ne contano circa 118 di cui 20 solo nella via dell’Abbondanza). Ancora oggi sono visibili i banconi con incastrate 5 o 6 giare che all’epoca venivano usate per contenere il cibo. Potete ripercorrere, inoltre, le varie tappe che compivano uomini e donne per rilassarsi nel complesso termale.
Fun fact!!! la città è disseminata di bassorilievi fallici che all’epoca erano dei simboli di fortuna!
Vedi Napoli e poi…magni!
La cucina dell’Italia meridionale a mio avviso è patrimonio dell’umanità!! e quella napoletana ci rientra in modo più che meritato. Cos’abbiamo assaggiato in questi giorni? Tutto quello che ci capitava a tiro!
Pizza: La prima degna di menzione ovviamente! Dimenticate la pizza con l’impasto napoletano che propongono come variante nel resto d’Italia. La vera pizza napoletana è più sottile, risulta meno cotta, il sugo di pomodoro fresco la fa da padrone e la mozzarella di bufala fresca è pura poesia. Nelle pizzerie storiche le uniche varianti che si trovano sono la margherita e la pizza marinara, e vi assicuro che vale la pena mangiarla così, senza altri ingredienti che ne rovinino il sapore. Le pizzerie più famose che troverete lungo via dei Tribunali sono Sorbillo e Da Michele, le riconoscerete per la folla di gente che attende il proprio turno in coda. Noi abbiamo preferito optare per la pizzeria il Trianon, nessuna coda prezzi modici e pizza buonissima!
Pizza fritta: Qui credo non servano parole… esiste alimento fritto che non sia buono? figurarsi la pizza!
‘O Cuoppo: Il conetto di cibo fritto da passeggio (sia mai che per sbaglio ci venga un po’ di languorino tra uno spuntino e il seguente). Potete trovare principalmente tre varianti:
- ‘O Cuopp ‘e mare: un misto di pesce fritto tipo alici, baccalà e zeppoline di mare, ossia pasta cresciuta con alghe, oppure con anelli di calamari e moscardini passati prima nella farina e poi in padella.
- ‘O Cuopp ‘e terra ripieno di: crocchè di patate, arancini di riso, zeppoline di pasta cresciuta, frittatine di pasta, verdure pastellate, fiori di zucca ripieni di ricotta e passati poi nella pastella.
- ‘O Cuopp ‘e terra e mare: se non sapete scegliere tra i due c’è chi propone anche la variante mista.
La sfogliatella: Riccia o di frolla. Personalmente preferisco la prima. Vi consiglio di andarla a provare da Mary, un piccolo chiosco che si trova all’ingresso della galleria Umberto I (lato via Toledo). Qui potete provare anche altre specialità come il famoso Babà oppure le promesse d’Amore: piccole sfogliatelle ripiene di varie creme.
La pastiera napoletana: la regina dei dessert composta da pasta frolla ripiena di ricotta e grano. Una vera leccornia.
Almeno un pranzo a base di pesce fresco concedetevelo, ne vale la pena e abbassa la media delle calorie giornaliere!
Ultimo ma non ultimo… il caffè! A Napoli c’è un vero e proprio culto del caffè, le migliori selezioni di chicchi arabica, mischiate ad una minor percentuale di robusta, danno vita ad una perfetta combinazione aromatica. Badate bene che qui, la tazzuriella ‘e caffè va rigorosamente presa senza zucchero così da assaporarne il reale gusto e il bicchiere d’acqua va bevuto dopo, così da esaltare il sapore. Generalmente il caffè è buono in tutta Napoli, se volete assaporarlo in un contesto storico vi consiglio il Caffè Gambrinus, vicino a piazza del Plebiscito, consumato al bancone un caffè vi costerà solamente €1.20.