In molti racconti si trovano storie di viaggi, avventure, peripezie. Libri e film ci hanno tenuto con il fiato sospeso, fatto sognare ad occhi aperti, alle volte ci hanno reso addirittura invidiosi della storia che stavano raccontando perché avremmo voluto essere noi, i protagonisti.
Quanto tempo della nostra vita abbiamo passato spettatori di racconti a cui avremmo voluto prender parte, senza prestare attenzione a ciò che ci sta accadendo nella realtà di tutti i giorni?
Di storie ne sento raccontare moltissime quotidianamente, alcune sono tristi, altre parlano di grandi sacrifici, alcune fanno sorridere, altre ancora sbellicar dalle risate!! Ognuna è unica e bellissima perché racconta l’essenza di un essere umano. E la maggior parte delle volte il narratore in questione è proprio la persona che meno è conscia della bellezza e dell’importanza della storia che sta riportando.
Ma perché ciò accade? Me lo sono chiesta moltissime volte e la conclusione a cui sono giunta è proprio che non c’è consapevolezza del presente. Con i ritmi frenetici che la vita ci impone ci lasciamo sfuggire il tempo.
Questo, tiranno, passa davanti ai nostri occhi e non ci godiamo neppure un momento dei tanti che la vita ci offre. Qual è l’ultima volta in cui abbiamo consciamente deciso di prenderci un minuto per godere appieno la bellezza di un paesaggio che avevamo davanti o della sensazione di piacere derivata da una piccola conquista quotidiana? Ci piacciono così tanto le storie che raccontano i film o i paesaggi che vediamo in TV o sui social eppure viviamo costantemente con il pilota automatico inserito.
In questo anno mi sono trovata a riflettere su come tutto ciò si rispecchi nel mio lavoro. La maggior parte delle persone che si rivolgono a me è perché vogliono “mettersi a dieta”: aspettano un foglio di carta con scritto esattamente cosa mangiare e in che quantità, sicuri che questo li porterà a perdere peso e raggiungere un obbiettivo nebuloso e mai concretamente definito. Questo è uno dei motivi che mi ha portato a sostenere che “le diete non funzionano” e la prova del nove, per i più scettici, deriva dai numeri: il 90% delle persone che perde peso seguendo una dieta, soprattutto se ferrea, entro due anni recupera i chili persi con i famosi “interessi”. Ma perché ciò accade? La risposta che ho trovato io è che manca la “consapevolezza del viaggio”. Da dove partiamo, verso che obbiettivo, cosa mi aspetto dal viaggio… tutte queste sfumature mancano quando si vive con il pilota automatico inserito. Quindi perché non dedicare 5 minuti all’aspetto basilare, la pianificazione?

Come organizzo i miei viaggi? Il tutto inizia a prendere forma con 4 passaggi, tanto semplici quanto fondamentali per la riuscita finale e a mio avviso perfettamente riutilizzabili nel caso del percorso dietetico che chiunque vuole intraprendere:
Punto 1. La meta ovvero la prima cosa da definire: Qual è l’obbiettivo che voglio raggiungere? C’è nella testa di tutti noi, basta scavare un pochino e sappiamo bene ciò che vogliamo! Che sia un numero da vedere sulla bilancia, un paio di jeans in cui rientrare, una taglia…
Punto 2. La motivazione: Per rendere l’obbiettivo ancora più raggiungibile cerco il motivo che sta dietro alla meta che ho scelto: Cosa c’è dietro a quel numero o a quella taglia che voglio raggiungere, cosa rappresentano?
Punto 3. La visualizzazione: Perché un obbiettivo sia positivo al 100% devo già proiettare nella mia mente i benefici che porterà! Come starò quando l’avrò raggiunto? Come mi sentirò?
Punto 4. La tempistica: In quanto tempo la voglio raggiungere? Ma soprattutto, sono pronto a dedicare a questo viaggio del tempo di qualità?
Molte volte sono le basi con cui si parte a far proprio la differenza. Più si definiscono questi aspetti, maggiore sarà la consapevolezza che avremo riguardo al percorso che stiamo per intraprendere e riusciremo ad avere dei risultati a lungo termine dato che con questa mentalità affronteremo il viaggio in maniera completamente differente dalle precedenti diete. Ma di questo aspetto ne parleremo nel prossimo articolo!